[Montanellibugiardo] Montanelli e Kipling
Mr Mill
franco.berteni a gmail.com
Mer 12 Mar 2025 11:24:11 CET
Ciao, trascrivo qui la traduzione di Roberto delle lettere di Kipling dove
quest'ultimo fa riferimento alla guerra d'Etiopia. Così iniziamo a usare la
mailing-list e, nello specifico, questo thread per materiali e confronto
sul "Kipling amico immaginario di Montanelli".
Cercando i dati di edizione del libro (che ho inserito sotto) ho beccato il
volume scansionato su archive.org: qui
<https://archive.org/details/lettersofrudyard0006kipl/page/n7/mode/2up>.
«Riguardo all'Abissinia la situazione è naturalmente “frizzante”. L'altra
sera, a cena, ho avuto la fortuna di aiutare a "stappare" Stonehaven
(Johnny Baird), che ha lavorato sotto Cromer ed è stato mandato in
Abissinia, come una sorta di incaricato d'affari, nella sua peccaminosa
giovinezza. Partecipò a una spedizione dell'allora esercito abissino.
Conferma ciò che tu ipotizzavi: che sono inafferrabili, non hanno bisogno
di un servizio medico o di una catena di rifornimenti, ma lui pensa che se
gli italiani riusciranno a sopportare cinque anni di combattimenti e
dissenteria potranno “ottenere un alloggio”. Suona di buon auspicio per
Muso. Il tentativo del governo di fare di buoni abissini [finora] protetti
materia di scambio con l'Italia per salvare la faccia della Società delle
Nazioni mi ha spiazzato. Credevo sinceramente che ci fosse un limite alle
nostre follie nel sentimentalismo internazionale.»
Lettera al colonnello C. E. Hughes, 6 luglio 1935.
"Muso" è ovviamente Mussolini.
Il riferimento alla "materia di scambio" è spiegato in una nota: l'1 luglio
Anthony Eden, allora ministro degli esteri britannico, aveva proposto di
cedere all'Italia un pezzo di Somaliland britannico se avesse moderato le
proprie richieste nei confronti dell'Abissinia. Qui Kipling chiama
"abissini" tutti gli abitanti del Corno d'Africa.
«La situazione politica qui in Europa sembra essere uscita dai confini
della ragione. Ricordando quanto ci è costata la guerra boera solo in
malattie (e questo in un Paese sano e con un clima relativamente perfetto)
tendo a pensare che, anche dovesse l'Abissino astenersi dal combattere, e
limitarsi ad andarsene in giro per la sua sgradevolissima terra [penso
intenda dire: a farsi inseguire, N.d.T.], il costo per l'Italia in termini
di vite umane sarebbe pesante. Non si possono ammassare grandi gruppi di
uomini bianchi in accampamenti con un clima caldo. Allora impiegammo un
anno abbondante per suddividere le nostre colonne in piccoli pezzi, sia per
le difficoltà di approvvigionamento che per l'igiene degli accampamenti. In
due anni e mezzo ne perdemmo quasi trentamila per malattie e circa un
quarto per perdite in battaglia.»
Lettera a J.W. Barry, 14 settembre 1935
Per le eventuali note, queste due citazioni sono tratte rispettivamente da
pag. 374 e pag. 395 del volume Thomas Pinney, *The letters of Rudyard
Kipling. Vol. 6 - 1931-1936*, University of Iowa Press, 2004.
Franco
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